#Curiosità: Le Risorse Naturali del Pianeta Terra per produrre energia
- Giuseppe Fusco
- 27 feb 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Le risorse naturali sono rappresentate da tutto quanto il nostro Pianeta Terra ci rende
disponibile “gratuitamente” da quando è nato, e che noi sfruttiamo per varie necessità.
La parola "risorsa" fa subito pensare a qualcosa che possegga una qualche utilità per l'uomo, alla sua vita, ma che non ha una qualità assoluta. In realtà è da intendersi, piuttosto, come un "valore" che l'uomo le attribuisce, a seconda delle proprie conoscenze e delle proprie capacità di utilizzare determinate risorse.
In altri termini, il concetto di risorsa è un concetto relativo, muta cioè nello spazio e nel tempo, e varia a seconda del contesto culturale di riferimento. Così, per esempio, il petrolio, noto all'uomo da moltissimi anni, è diventato una risorsa significativa solo a partire dalla metà dell'Ottocento, ed ha poi soppiantato il carbone come fonte d'energia primaria non più d'una cinquantina d'anni fa.
Le Fonti energetiche (o fonti di energia) sono le risorse di energia che l'uomo può utilizzare per trarre utilità in modo diretto o indiretto.
La prima fonte di energia utilizzata dall'uomo è stata la forza animale ed umana per produrre un lavoro. A queste si aggiunse, nel corso della preistoria, la scoperta del fuoco.
Ma proviamo a suddividere queste fonti energetiche:
Fonti primarie: si trovano in natura, ad esempio il petrolio, il carbone, il gas naturale, la legna, i combustibili nucleari, il sole, il vento, le maree, i laghi montani e i fiumi, il calore della Terra ……;
Fonti secondarie: sono prodotte dall'uomo per le sue esigenze, ad esempio l'elettricità, il calore, il freddo, …….;
In particolare, relativamente alla produzione dell’energia, distinguiamo tra le risorse naturali le seguenti fonti energetiche:
rinnovabili (acqua, sole, vento, sorgenti geotermiche), che si generano continuamente;
non rinnovabili, come i combustibili fossili (carbone, petrolio, uranio e minerali vari).
Purtroppo oggi ci troviamo ad affrontare enormi problemi ambientali globali, legati in gran parte all’eccessivo sfruttamento, da parte dell’uomo, delle risorse naturali.
È sempre più evidente che il modello prevalente di sviluppo economico mondiale si è basato su elevati livelli di sfruttamento delle risorse, enorme e confusa produzione di rifiuti, ed inquinamento a lungo termine, che ora non sono più sostenibili.
Fortunatamente da qualche anno si è formata e sta crescendo una coscienza globale che si sta adoperando per trovare delle soluzioni ai tantissimi problemi legati a tale grave situazione.
Infatti nel 1987 fu calcolato il primo Earth Overshoot Day (to overshoot significa "andare oltre, passare il limite") che cadeva il 19 dicembre dello stesso anno.
L'Earth Overshoot Day è il giorno in cui l’umanità esaurisce tutte le risorse naturali che la Terra è capace di rigenerare in un anno.
Questo anno le risorse del pianeta si sono esaurite più tardi rispetto all'anno scorso. L'Overshoot Day, cioè il giorno dell'anno nel quale entriamo ufficialmente in debito con gli ecosistemi naturali per le risorse che consumiamo, nel 2020 è caduto il 22 agosto, quasi un mese dopo rispetto all'anno scorso, quando era caduto il 19 luglio.
Però questa riduzione non può essere considerata un successo, perché non si tratta di un cambiamento strutturale, ma solo di una ricaduta temporanea data dall'impatto della pandemia di COVID-19, e delle misure adottate dai governi. In pratica, il mese guadagnato non è merito nostro, ma solo un effetto del coronavirus che potrebbe essere vanificato già il prossimo anno, se non interveniamo sul nostro modo di produrre, distribuire e consumare. Era da 15 anni che l'Overshoot Day non si registrava così tardi: nel 2005 cadde il 25 agosto.
Ma cosa possiamo fare noi, da cittadini, per frenare questo furto, per posticipare sempre di più questa data e dunque evitare che l’equilibrio tra il dare e il ricevere sia compromesso?
La risposta, per i singoli (per istituzioni, governi, enti è ancora un'altra seppure, con lo stesso obiettivo e nella stessa direzione), è ripensare alle nostre abitudini di consumo quotidiane, allo stile di vita. In questo modo daremo il nostro contributo, perché che non esiste un “pianeta Terra piano B”.
Senza entrare nel merito ad una prospettiva etica di filiera, ai diritti del lavoro, a vere e proprie nuove schiavitù nel settore della produzione, vale la pena indicare alcune cifre:
per costruire uno smartphone di nuova generazione occorrono 13.000 litri d’acqua e vengono prodotti 79 Kg di CO2;
per un nuovo paio di sneakers servono 16.600 litri d’acqua e vengono immessi nell’aria 16,7 Kg CO2;
quando si indossa una t-shirt, si indossano anche 13.000 litri d’acqua, vengono immessi nell’aria 55 Kg di CO2 e vengono sfruttati circa 18 ettari di terra.
Numeri impressionanti, che ci restituiscono l’impossibilità per il Pianeta di sostenere questi ritmi frenetici.
Questo non significa rifiutare innovazione e sviluppo tecnologico perché, anzi, sono recentemente molto più che in passato orientate all'armonia con l’ambiente, ma una semplice domanda deve venirci in automatico se vogliamo fare la nostra parte.
Di fronte a ogni nuova esigenza d’acquisto, la domanda da porsi dovrebbe essere: mi serve davvero?
Anche una oculata gestione dei rifiuti e del riciclo organizzato potrebbe apportare alla Terra ed all’ambiente dei miglioramenti significativi.
A conferma di ciò, è basta pensare che, in seguito al lock-down ed alle relative misure di contenimento, l’Earth Overshoot Day 2020 è slittato di oltre tre settimane rispetto a quello dello scorso anno. Questa è la dimostrazione di come sia possibile modificare lo stile di vita ed i conseguenti livelli di consumo delle risorse del pianeta.
Nel Mondo c'è quanto basta per la necessità dell'Uomo, ma non per la sua avidità.
Mahatma Gandhi
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