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#Curiosità: IL FRIGORIFERO



Il frigorifero: come è diventato il nostro coinquilino?

Storia e attenzione al consumo


Potremmo fare a meno di tante cose, ma del frigorifero?

Ovviamente no! E pensandoci bene, ci siamo mai soffermati sul fatto che è uno dei pochi elettrodomestici che è sempre in funzione a tutte le ore e tutti i giorni?!

Insieme ai soci di ConEtica20, che del consumo consapevole di energia hanno fatto il loro punto di forza, ho fatto qualche ricerca per conoscere meglio il nostro instancabile coinquilino che è sempre a lavoro, per scoprire non solo come è arrivato nelle nostre case, ma soprattutto come possiamo gestire al meglio la reciproca convivenza.

Facciamo un balzo indietro nel tempo. Il freddo venne impiegato per la conservazione dei cibi (insieme al più usato sale), fin nelle civiltà più antiche, ma in Italia, inizia ad essere utilizzato in modo sistematico, intorno al 1600, quando si pensò di sfruttare, a tale scopo, le grandi quantità di neve nel Nord della penisola. Nascono così le prime neviere, ghiacciaie sotterranee, che venivano riempite di ghiaccio e neve durante l’inverno. La temperatura che si poteva raggiungere in questi luoghi era talmente bassa, che permetteva di conservare i cibi per tutto l’anno. Sfruttando lo stesso principio, si diffusero anche le giazere (anfratti e cavità naturali) in cui erano stipate le acque ghiacciate dei laghi, che servivano per conservare le grandi quantità di pesce pescato e garantirne la freschezza lungo la via per i mercati lombardi e piemontesi.

Ma come siamo arrivati ad avere una ghiacciaia personale nelle nostre case?

Come tutte le grandi invenzioni, c’è stato un susseguirsi di esperimenti e brevetti, ma in modo convenzionale ad essere considerato il papà del frigorifero, è l’americano John Gorrie, che ottenne il brevetto nel 1851 per la prima macchina del freddo.

Bisognerà aspettare qualche anno per sentir parlare di frigorifique: siamo intorno al 1870, quando il primo impianto frigorifero viene montato su un piroscafo e viene impiegato per portare dalla Francia, con un viaggio di 105 giorni, della carne macellata in Argentina. Dopo il successo di questo primo viaggio per mare, si decise di installare questi impianti anche per il commercio su rotaia.

Nel 1913 incontriamo il primo frigorifero casalingo, che altro non era che un armadio in cui veniva stipato il ghiaccio insieme al cibo. La svolta ci fu nel 1915, quando Alfred Mellowes, cominciò a realizzare dei frigo con un compressore che permetteva di creare il freddo in autonomia. L’idea piacque tanto che tre anni dopo la General Motors acquistò i diritti e iniziò a produrli con il marchio Frigidaire. Un nome che divenne una garanzia, tanto che il termine inglese fridge viene proprio dalla denominazione della prima produzione industriale.

Sui manifesti pubblicitari era riportato:

“Basta una presa di corrente per far funzionare il Frigidaire!”.

Il gioco era fatto, ogni casa poteva avere la sua

“ghiacciaia elettrica automatica, che dà un freddo secco costante-più freddo del ghiaccio”.

L’opinione pubblica accolse con favore e fervore la nuova scoperta e la produzione su scala industriale favorì la diffusione del frigorifero in poco tempo. Tutto ciò migliorò la conservazione dei cibi e quindi l’alimentazione, ma purtroppo non fu solo un circolo virtuoso. I primi frigoriferi usavano come refrigerante, allo stato gassoso, l’ammoniaca. Dopo che Albert Einstein, insieme a Leó Szilárd, brevettò un frigorifero senza parti in movimento, dal 1931 l'ammoniaca venne sostituita da delle miscele di clorofluorocarburi (CFC), note col nome commerciale di freon. che hanno permesso ai frigoriferi delle case di funzionare ad un prezzo ambientale altissimo.

Senza entrare nei particolari dei vari momenti del ciclo refrigerante, la cosa che mi ha colpito in merito all’impiego del freon, è che a seguito di un articolo pubblicato il 16 maggio 1985 da un gruppo di scienziati su Nature, che indicava come i clorofluorocarburi fossero i principali responsabili di un buco nella fascia di ozono, alcuni di questi composti (in particolare quelli contenenti cloro, quindi anche il nostro freon), sono stati banditi dal protocollo di Montréal del 1990.

Quindi fino a quel momento, mentre ci assicuravamo un freddo costante nelle nostre case, contribuivamo ad aumentare il caldo innaturale del nostro pianeta.

Ma questo l’abbiamo scoperto molti anni dopo la diffusione dei frigoriferi, grazie alla tenacia dello scienziato Rowland, che con l’aiuto di un assistente, scoprì che quando questi gas venivano trasportati nella stratosfera, la luce solare poteva causare una reazione che portava il CFC a scomporsi. La scoperta non venne immediatamente accolta con favore: dietro i CFC c’erano grossi interessi economici ed eliminarli completamente, come chiedeva di fare Rowland insieme al collega Mario Molina. era impossibile.

Rowland venne addirittura accusato di essere un agente del KGB e la sua scoperta venne ridicolizzata. Ma lo scienziato non si arrese, continuò a sostenere la pericolosità dei CFC e nel 1995 la sua scoperta gli valse il premio Nobel per la chimica.

E da quel momento il nostro pianeta ha iniziato a tirare un sospiro di sollievo, perché tutto questo ha imposto una revisione profonda nella produzione del frigorifero: infatti

cambiare il gas refrigerante significò riprogettare un sistema di refrigerazione del tutto nuovo,

poiché quello basato sul CFC sfruttava le caratteristiche proprie di questo gas. Nacque allora il frigorifero basato sul gas HFC-134a detto appunto HFC-Based, che ha aperto la strada all’impiego di tecnologie sempre più sofisticate per assicurare che il frigorifero funzionasse al meglio, nel rispetto dell’ambiente. In aggiunta a ciò, l’inserimento delle classi energetiche è stata una svolta importante: si stima infatti che il frigorifero in classe A+++ consuma in media il 50% in meno di quello in classe A+ ed il frigorifero in classe A++ circa il 25% in meno di quello in classe A+.

Ma possiamo fare altro nel nostro quotidiano per aiutare il lavoro infaticabile del nostro frigo?

Certo!

Oltre a sbarazzarsi dei vecchi frigoriferi, che non hanno classificazione energetica, ecco alcuni accorgimenti da tenere a mente per risparmiare energia:

1) Acquistare un’apparecchiatura a risparmio energetico.

I dati sull’etichetta energetica danno un’idea precisa dell’efficienza energetica del frigorifero. Più sono i segni “+” dopo la “A”, più elevata è l’efficienza energetica e più basso è il consumo.

2)Non mettere mai il frigorifero vicino a una fonte di calore.

Il frigo deve avere sempre un’areazione sufficiente in modo che il compressore non debba funzionare in continuazione. Si vede quindi quanto è importante la pianificazione della disposizione delle nostre cucine!

3) Fare attenzione alla temperatura!

La temperatura ideale è 5 °C per il frigorifero e -18 °C per il congelatore. In generale, per ogni grado di raffreddamento in più, il consumo di energia elettrica aumenta del 6%. Perciò, se si regola bene la temperatura, si può risparmiare.

4) Chiudere bene la porta del frigo

Ogni volta che si apre la porta del frigo, l’aria fredda esce e al suo posto entra l’aria esterna calda. Per poter riabbassare la temperatura nel vano interno, il frigo consuma energia.

5). Lasciamo scongelare gli alimenti in frigo

Per lo scongelamento degli alimenti congelati/surgelati, usiamo il frigo: non solo si scongelano meglio, ma raffreddano ulteriormente l’interno del frigo, riducendo il lavoro del compressore e quindi il consumo energetico.

6)Controlliamo regolarmente la guarnizione della porta

La guarnizione isolante in gomma impedisce lo scambio di calore tra l’aria esterna e il frigo. È importante controllare regolarmente l’integrità e la tenuta ermetica della guarnizione. Non solo! Controlliamo anche che gli alimenti nel frigo non ostacolino la chiusura della porta.

Queste semplici pratiche, ci assicureranno di certo, una convivenza con il nostro coinquilino indispensabile più serena, ma soprattutto più consapevole e meno dispendiosa. Portafoglio e pianeta Terra sicuramente ringrazieranno!

 
 
 

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