12 Febbraio 2021 il mondo celebra Darwin: “Ecco perché ci ha reso consapevoli della vita partendo
- Giovanni Pasquali
- 12 feb 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Senza la pubblicazione delle sue idee sulla natura della vita, la nostra comprensione di cosa significhi essere umani, mancherebbe di fondamento scientifico. E poi non avremmo la biologia e la pa
leontologia. E la nostra medicina sarebbe molto indietro rispetto a dov’è ora. Una “lente”, quella fornita da Charles Darwin con l’Origine della Specie, che avrebbe rivoluzionato per sempre le conoscenze e le teorie dell’umanità, affermando il concetto moderno di evoluzione biologica. La rampa di lancio per tutta la successiva scienza.
La ricorrenza, nata inizialmente in Inghilterra e negli Stati Uniti immediatamente dopo la morte del biologo britannico stesso nel 1882, è arrivata in Italia “il Darwin Day” a partire dal 2003 e continua ad avere un seguito anche oggi. E come accade ormai da diciotto anni, la giornata accoglie la maggior parte degli studiosi di evoluzione, zoologia e botanica in Italia per ispirare le persone a riflettere sui valori della ricerca scientifica e del pensiero razionale e sulla loro importanza per la società.
La sua opera più famosa L’origine delle specie, fu pubblicata oltre 150 anni fa e rappresentò un vero e proprio scossone che sconvolse il pensiero occidentale suscitando polemiche, ilarità, ripercussioni in tanti settori della vita pubblica, dalla biologia alla filosofia fino a, più di recente, all’etica e al diritto.
Quinto di sei figli, Charles Darwin nacque il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury (Birmingham), in una famiglia cristiana e benestante ed in un ambiente permeato dall’amore per le piante, soprattutto grazie al nonno paterno Erasmus, scienziato evoluzionista e studioso di Botanica. Assecondando la volontà di suo padre (un medico), a sedici anni si iscrisse all’Università di Edimburgo per compiere gli studi di medicina ma poco dopo l’abbandonò per pigrizia e manifesto disinteresse per la materia. Suo padre, allora, gli propose di studiare teologia a Cambridge per intraprendere una carriera di ministro nella chiesa anglicana. Anche questa volta Darwin assecondò la volontà paterna e studiò le sacre scritture ma l’effetto di tale pressione fu inverso a quello sperato: il nostro non prese mai gli ordini sacri ma piuttosto le distanze dalla Bibbia.
La sua educazione formale a Cambridge, fu quindi quasi completamente dedicata allo studio della botanica. Difatti seguì per tre anni di seguito il corso di botanica del professor Henslow, che ci ha lasciato nei suoi registri, conservati a Cambridge, una descrizione di Charles Darwin come di un ragazzo con “buone basi” di botanica. La predisposizione di Charles per la botanica si manifestò compiutamente durante il lungo viaggio di ricerche scientifiche intorno al mondo a bordo del brigantino inglese Beagle che sarebbe durato ben cinque anni. In sole tre settimane alle Galapagos, riuscì a raccogliere e descrivere un quarto della sterminata flora di queste isole. Dalle osservazioni fatte sulle piante nasce la prima idea della teoria dell’evoluzione.
Quando nel 1859 Charles Darwin pubblica “L’origine delle specie”, utilizza numerosissimi esempi tratti dal mondo delle piante. Le prove originali della teoria dell’evoluzione, vengono in gran parte dall’osservazione del mondo vegetale: se non si comprende questo, non si può avere un’idea chiara della grandezza di Charles Darwin. L’interesse per la riproduzione delle piante ed il lungo studio dei suoi meccanismi, per primi gli suggeriscono le conseguenze evoluzionistiche della riproduzione.
L’intera opera, che rappresentava il risultato di attente e accurate osservazioni scientifiche e di lunghe meditazioni, formulava una spiegazione completamente naturale del concetto di evoluzione che per la prima volta scardinava i punti fondamentali del creazionismo (l’idea di un mondo creato e regolato da una volontà superiore) fino ad allora saldamente ancorati al dogmatismo tradizionale della fede cristiana.
Senza porsi il problema della dimensione spirituale, Darwin estese anche all’uomo i meccanismi di selezione e di evoluzione osservati in natura attraverso lo studio delle specie vegetali e animali.
L’uomo non era qualcosa di diverso dalle altre forme di vita ma soltanto una specie più evoluta, dunque veniva inserito in una linea biologica insieme con le altre forme di vita.
Conseguentemente, le teorie darwiniane furono applicate anche alla società umana in quanto lo stesso naturalista sottolineava nei suoi scritti la dialettica che si attua incessantemente tra individuo e ambiente, evidenziando come i valori etici che portano al rafforzamento, alla conservazione e riproduzione del gruppo, rispondono a criteri evoluzionistici.
Ancora oggi, soprattutto alla luce di quello che ci sta succedendo con la Pandemia del Virus COVID 19, le riflessioni di Darwin sono la base e il presupposto scientifico ed etico per lo studio della vita e della sua evoluzione. La sopravvivenza del genere umano è legata inesorabilmente alla consapevolezza di far parte di un unico sistema naturale il cui fragile equilibrio obbliga tutti, indistintamente, a trovare soluzioni di vita alternative e decisive, che siano in grado di affrontare i cambiamenti ambientali, climatici e strutturali.
Ogni aspetto della cultura umana deve confrontarsi con un nuovo dirompente modo di vedere l’uomo, gli altri esseri viventi e il mondo stesso.
È lo stesso Darwin a sostenere che “lo stadio più elevato nelle civiltà morali consiste nel riconoscere il controllo (etico e qualitativo) del pensiero”.
Dopo la pubblicazione dell’Origine delle specie, per fronteggiare le accuse e le fortissime reazioni dei tanti detrattori, nonché la durissima opposizione degli ambienti ecclesiastici, anglicani e cattolici, e di quelli scientifici, che avevano un approccio poco critico nei confronti della Genesi e sostenevano che le specie erano immutabili, Darwin arriverà a scrivere:
“È la natura che contraddice la Genesi. Io semplicemente registro ciò che osservo. La natura non mente mai e ci rende consapevoli di esistere”.
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